Sabato 27 settembre ad Angri (SA) si è svolto l’incontro regionale del Settore Adulti dal tema “Adulti Inter-Connessi. Abitare e costruire comunità”, guidato da don Francesco Riccio, direttore dell’Ufficio Comunicazioni della Diocesi di Aversa. Una riflessione concreta su come abitare il mondo virtuale: non un altrove, ma parte reale della vita e strumento privilegiato di confronto intergenerazionale.
Tra i diversi aspetti emersi, ci siamo soffermati sull’urgenza di un cambiamento di rotta che ci renda capaci di fare la differenza sui social, promuovendo uno stile che ponga al centro il messaggio evangelico. Un messaggio che non va strumentalizzato né piegato a interessi personali, ma accolto come strumento di legami sani e di riflessioni mature, nate dall’esplorazione responsabile delle notizie e orientate alla costruzione di un pensiero critico.
Abitare il digitale significa educarci a un uso libero e responsabile dei social, dove la verità non urla ma convince, e dove il Vangelo ha spazio per raggiungere i cuori con semplicità.
L’utilizzo di questi strumenti chiede di rispettare la libertà di espressione e la dignità dell’altro, riconoscendo che il tempo online è un tempo abitato della nostra vita, non un riempitivo o un’alternativa alla realtà quotidiana. Così, essere adulti inter-connessi diventa una grande opportunità: genera scambi intergenerazionali, rafforza il senso di appartenenza, alimenta relazioni autentiche in cui libertà individuale e collettiva si intrecciano, rendendo possibile sostenersi a vicenda e perseguire obiettivi comuni.
Attraverso un uso responsabile dei social, i laici di AC possono abitare uno spazio in cui annunciare il Vangelo con un linguaggio semplice e accessibile, capace di arrivare dritto al cuore. Il mondo virtuale può diventare una nuova periferia da raggiungere, per incontrare ogni persona in cerca del lieto annuncio e del ristoro della Parola di Dio.
Costruire comunità oggi significa anche custodire il nostro modo di stare online: con mitezza, chiarezza e responsabilità. Così la rete smette di essere rumore e diventa luogo di comunione, dove la speranza si fa prossimità concreta.
